quota partenza: 2.532 mt
dislivello totale: 806 mt
Italia - Piemonte - Torino
Valle Orco - Pian del Nivolet

Oggi vogliamo superare noi stessi e... per la prima volta ci lanciamo verso una vetta che supera i 3000 mt.
Arriviamo al Rifugio Savoia molto presto; la temperatura è parecchio bassa, siamo già alla metà di settembre, ma soprattutto siamo in alta quota!
Costeggiando i Laghi della Piana notiamo che la superficie dell'acqua è ricoperta da un leggero strato di ghiaccio, ma crea ugualmente suggestione quando la vetta della Basei si riflette nel suo interno.
La giornata è spettacolare, da cartolina, non c'è una nuvola e l'aria è molto tersa.
La giornata è spettacolare, da cartolina, non c'è una nuvola e l'aria è molto tersa. Salendo il costone lasciamo sotto di noi i bellissimi laghi che spiccano tra l'erba ormai quasi secca, dietro di loro svetta il massiccio del Gran Paradiso, in tutto il suo splendore.
Rivolgendo lo sguardo verso l'alto, iniziamo a vedere in lontananza la cima, dietro all'omonimo ghiacciaio, oggi molto ridotto rispetto al passato, tanto che ormai si può raggiungere la vetta seguendo il sentiero ricavato sui detriti lasciati dal ghiacciaio, mentre un tempo erano necessari i ramponi, ora utilizzati solo per il percorso facoltativo dagli appassionati.
La salita è abbastanza ripida, ma il più difficile è camminare sulle roccette, un po' scivolose... Costeggiamo il ghiacciaio, abbastanza spesso, ma pieno di crepacci molto profondi.
Dopo un po' di fatica raggiungiamo il colle della Nivoletta, una bella terrazza sulle montagne ed i ghiacciai circostanti, un anticipo del panorama della vetta, che ormai non è lontana!
C'è ancora un tratto pressoché pianeggiante, prima di iniziare a salire lo spuntone finale.
Rivolgendo lo sguardo verso l'alto, iniziamo a vedere in lontananza la cima, dietro all'omonimo ghiacciaio, oggi molto ridotto rispetto al passato, tanto che ormai si può raggiungere la vetta seguendo il sentiero ricavato sui detriti lasciati dal ghiacciaio, mentre un tempo erano necessari i ramponi, ora utilizzati solo per il percorso facoltativo dagli appassionati.
La salita è abbastanza ripida, ma il più difficile è camminare sulle roccette, un po' scivolose... Costeggiamo il ghiacciaio, abbastanza spesso, ma pieno di crepacci molto profondi.
Dopo un po' di fatica raggiungiamo il colle della Nivoletta, una bella terrazza sulle montagne ed i ghiacciai circostanti, un anticipo del panorama della vetta, che ormai non è lontana!
C'è ancora un tratto pressoché pianeggiante, prima di iniziare a salire lo spuntone finale. Nel tratto finale, proprio sotto alla croce, si trova una finestra naturale tra le rocce molto suggestiva, con vista sulle montagne valdostane.
Ancora un ultimo sforzo, una piccola scalinata, quasi senza pendenza, percorribile solo grazie all'aiuto di una grossa corda fissa.
Ancora un ultimo sforzo, una piccola scalinata, quasi senza pendenza, percorribile solo grazie all'aiuto di una grossa corda fissa. Ed eccoci finalmente! Sembra di essere in Paradiso, sopra tutto e tutti!
La croce non è molto grande, ma molto "alpina".
Il Panorama spazia a 360° lasciando vedere tutte le cime più famose ed i laghi della Valle Orco.
Il Panorama spazia a 360° lasciando vedere tutte le cime più famose ed i laghi della Valle Orco.Scendendo ripercorriamo il sentiero della salita, ammirando ulteriormente la bellezza di questo splendido panorama che con i colori caldi del tramonto è ancora più ricco di contrasti!













Terminate le piante, si apre un bel pianoro, con alcune baite, rigorosamente in pietra.
Proprio davanti a noi la montagna sulla quale ci sono i laghi della Furce, ci rendiamo subito conto che non sarà un'impresa molto facile, dato il dislivello, ma... continuiamo!
Iniziamo così a salire, e saliamo sempre, senza tregua.
Continuando la nostra inarrestabile salita raggiungiamo un alpeggio, dietro al quale sappiamo dovrebbero trovarsi i laghi, non ne possiamo più!
Proseguiamo su di un sentiero un po' pianeggiante, ma senza esagerare...
Ci apprestiamo a scendere nella conca per poterlo ammirare da vicino, intanto, anche visto dall'angolazione opposta non è niente male, con la pianura eporediese ed il lago di Viverone come sfondo.
Giungendo al livello del lago vediamo che ci sono tantissimi eriofori, che danno un tocco di colore a questo luogo d'incanto.
Ci fermiamo il più possibile per goderci questo bellissimo scenario, ma la strada del ritorno è ancora lunga, guardando dall'alto si nota ancora meglio, Fondo è ancora lontano!!!

Ci dirigiamo verso Tallorno e poi verso l'Alpe Pasquere, costeggiando il torrente Chiusella, nel suo vallone.
Raggiunta l'Alpe Nova termina un po' il percorso "facile" e si inizia a salire, su di un comodo sentiero.
La Bocchetta però... è ancora lontana!
Continuando a salire, raggiungiamo infine la terza balza, quella dell'Alpe Oche Superiori.
Non manca più molto, ancora una ripidissima ed ultima salita...
L'idillio dura poco, così ritorniamo sui nostri passi e scendiamo alle baite per pranzare. 

Il sentiero è abbastanza ripido e tutt'intorno ci sono principalmente rocce ed arbusti, poi tutto ad un tratto si apre una zona abbastanza pianeggiante, in direzione dell'Alpe Candele, molto verde, piena di fiori.
Continuando ancora a salire si raggiunge poi un piccolo colletto dal quale si iniziano a vedere due laghetti, molto carini, ed erroneamente pensiamo che i Laghi della Buffa siano solo quelli.
Scendiamo per avvicinarci al primo lago, raggiungiamo anche il secondo, più piccolo, poi volgendo leggermente lo sguardo a sinistra, notiamo che, dietro ad una roccia, se ne apre un'altro, ancora più bello dei precedenti e notevolmente più grande. 
Lasciando la conca dei laghi sotto di noi saliamo lungo un sentiero quasi inesistente, sprofondando un po' nella neve, ancora fresca.
Arrivati alla Bocchetta dei Burè, circa 2.300 mt, notiamo di esserci alzati parecchio, dopo pochi passi ci troviamo subito davanti al famoso Lago Liamau. Rimaniamo senza fiato. E' bellissimo!
C'è ancora molta neve e la sua superficie è quasi completamente ancora ricoperta da uno strato di ghiaccio che crea un particolare riflesso azzurro.
Facciamo un giro tutt'intorno, poi decidiamo di salire ancora fino ad un'altra bocchetta. Dall'alto si nota maggiormente quanto vasto sia questo lago alpino.
Cerchiamo quindi di passare nell'altro vallone, quella del Rio Balme, raggiungendo i posti in cui ci eravamo fermati la settimana prima a causa del maltempo.
Da questo punto in poi la situazione si fa più difficile, in quanto il percorso non è più segnato e non si sa dove passare, arrivati ad un certo punto ci troviamo nei paraggi del torrente, quindi cerchiamo prima di avvicinarlo e poi di attraversarlo.
Il Lago Sucal è sempre bellissimo, oggi possiamo vederlo nella sua totalità, senza che la nebbia ne limiti i particolari.
Continuando a scendere ritroviamo anche il Lago Creus, che visto dall'alto, con piena visibilità, sembra incastrato nel manto erboso, attraversato dal piccolo fiume, che scende poi tra le rocce, verso la Bora ed Talorn.
Questa è stata una passeggiata molto lunga ed impegnativa, ma particolarmente avvincente.